Tonnellate di rifiuti di plastica che si riversano lungo le nostre coste, inquinando gli oceani e mettendo a rischio la vita delle creature che ci vivono. La parola “inquinamento” non esprime più soltanto timore, ma è inevitabilmente realtà: una realtà che ha bisogno di essere fotografata per essere monitorata accuratamente e in tempo reale. Da qui, l’idea di AnimaMundi che, insieme a DJI e Lagoon, sta costruendo un database mondiale dei rifiuti presenti nei nostri mari. Come? Ve lo raccontiamo in questo articolo.
Il database mondiale
Circa 8 milioni delle oltre 300 milioni di tonnellate di plastica prodotte ogni anno finiscono negli oceani, costituendo – di fatto – l’80% di tutti i detriti marini. Ogni giorno nei mari vengono scaricate 33.000 bottiglie di plastica monouso. Nonostante però la certezza maturata riguardo al problema, non esistono ancora dati globali che ne documentino le dimensioni e l’evoluzione futura.
La collaborazione tra l’associazione ambientalista AnimaMundi, la società tecnologica cinese DJI e l’impresa produttrice di catamarani Lagoon nasce proprio con questo obiettivo: costruire, mediante l’impiego di droni, il primo database mondiale dei rifiuti presenti sulle coste [1].
Il censimento ha preso il via il 21 novembre da Las Palmas nelle Isole Canarie, con i droni pilotati dai marinai nell’Atlantic Rally for Cruisers (ARC).
L’idea di AnimaMundi
L’esigenza di realizzare una grande mappa globale di questo tipo nasce in seno ad AnimaMundi, l’associazione ambientalista fondata da Matt Cooper che – dopo aver trascorso due anni a bordo di una barca a vela nei Caraibi – ha toccato con mano la vastità del problema che affligge il nostro pianeta. “Ho viaggiato per 10mila chilometri e non c’è spiaggia o parte di costa che non sia invasa da plastica. Ho pensato, quindi, fosse arrivato il momento di fare qualcosa: creare un database per localizzare gli accumuli di rifiuti e mostrare concretamente alla popolazione mondiale che la questione è grave e, soprattutto, reale” [2].
È così che AnimaMundi, combinando intelligenza artificiale, computer vision e tecnologie di riconoscimento degli oggetti, ha sviluppato un software capace di rilevare in automatico e contare il numero delle bottiglie visualizzate. Le informazioni raccolte possono essere visualizzate tramite un’app che consente di guardare direttamente le immagini scattate dai droni [3].
Fig 1. – Il funzionamento dell’App progettata da AnimaMundi
Droni e catamarani in azione
Come funziona concretamente la mappatura? Il circolo virtuoso inizia con la DJI che fornisce alla Lagoon i droni utili per censire i rifiuti di plastica sulle spiagge. Poi, sulla scia della COP26 (https://ukcop26.org/it/perche-ospitiamo-il-vertice/che-cose-la-cop/ ) , questi droni raccolgono le immagini necessarie per l’elaborazione automatizzata che viene realizzata da AnimaMundi.
I dati raccolti hanno un compito cruciale: verificare direttamente sul campo se le azioni messe in atto dalle grandi potenze mondiali stanno portando a una riduzione dell’inquinamento sulle nostre coste.
“Lagoon è orgogliosa di essere partner di AnimaMundi”, ha dichiarato a tal proposito Thomas Gailly, Direttore di Lagoon. “Questa collaborazione fa eco a tutto il lavoro che abbiamo intrapreso per ridurre l’impatto ambientale derivante dalle nostre attività”.
“Ogni giorno osserviamo come i droni siano in grado di migliorare la società nel suo complesso”, ha concluso Olivier Mondon, Senior Communication Manager di DJI Europe. “Siamo lieti di vedere i nostri velivoli impegnati in questo viaggio ambientale al fianco di esperti marinai e per una causa comune” [4] .
Fonti
[1] Droni DJI, barche e software per censire i rifiuti di plastica sulle coste – Quadricottero
[2] Boat owners use drones to create global database on plastic pollution – GPS World magazine
[3] Misurare l’inquinamento di plastica coi droni: ci pensa la DJI ma decollando dalle barche – Android Italy
[4] AnimaMundi launched a partnership with Lagoon & DJI – AnimaMundi Ocean Data Solutions
Marketing and Communication Manager