Utilizzati per i fini più svariati, incluso il trasporto di materiale medicale, di plasma per le trasfusioni o addirittura di organi per i trapianti: le potenzialità dei droni sono ormai sotto gli occhi di tutto il mondo. In questi casi, si tratta di viaggi complessi ma che potrebbero, una volta e per tutte, mettere all’angolo la tanto temuta variabile tempo. Proprio per questo motivo, il risultato raggiunto a Toronto – dove per la prima volta un drone ha trasportato un polmone espiantato – ci lascia ben sperare. In questo articolo, i retroscena e le prospettive.

Un risultato eccezionale

Un viaggio incredibile con un passeggero d’eccezione. Un drone è riuscito nella sua nobile impresa: trasportare un polmone per un trapianto tra gli ospedali Toronto Western Hospital e Toronto General Hospital, in soli 6 minuti per una distanza di circa 2 chilometri. Non è fantascienza, non è l’ipotesi di un risultato raggiungibile nel futuro: è il risultato di 18 mesi di duro lavoro della Unither Bioelectronics [1].

È la prima volta che un drone viene utilizzato per un trapianto di polmoni e l’azienda canadese ha tagliato quello che sembra essere il primo di una serie di traguardi importanti. Il suo prossimo obiettivo, infatti, è realizzare droni che assicurino trasporti su tratte di 100 miglia e, successivamente, anche di 200 miglia. I nuovi dispositivi saranno inoltre equipaggiati con diversi dispositivi di sicurezza, tra cui un paracadute.

Fig 1. – La distanza percorsa su mappa dal drone della Unither Bioelectronics

Il trasporto di organi via drone

Qui è il proprio il caso di dirlo: la tecnologia può salvare vite umane. In alcuni casi, la variabile tempo è cruciale e un ritardo può compromettere lo stato di un organo dopo l’espianto. Il cielo, sgombro da ogni tipo di possibile ingombro, può rappresentare la via più idonea da percorrere. Proprio per questo motivo, spesso vengono utilizzati elicotteri, soprattutto per le lunghe distanze, così da evitare pericolosi rallentamenti dovuti al traffico. I droni, quindi, possono davvero costituire l’arma vincente: uno strumento fondamentale, oltre che per tagliare i tempi di trasporto, anche per limitare i costi.

Una preparazione lunga mesi

Come anticipato, la pianificazione del volo della Unither Bioelectronics è durata un anno e mezzo. Era necessario compiere dei passi non affatto scontati per scongiurare i possibili problemi che potrebbero verificarsi durante il trasporto. Uno dei primi da compiere è stata la costruzione di un contenitore in fibra di carbonio idoneo al trasporto di organi, leggerissimo e, al tempo stesso, capace di mantenere una temperatura controllata e di minimizzare le vibrazioni nonostante i cambi di altitudine, che con i droni possono essere molto repentini. Uno studio sicuramente non semplice ma che ha prodotto risultati stupefacenti e replicabili [2]

La situazione in Italia

Sebbene sia la prima volta che un drone viene utilizzato per un trapianto di polmoni, non è la prima volta che un velivolo a pilotaggio remoto viene impiegato per il trasporto di materiale medicale. L’Italia, ad esempio, è in prima linea nelle sperimentazioni finalizzate allo scambio rapido di medicinali tra due sedi di una farmacia, ma anche al trasporto di campioni da analizzare tra il punto prelievi e il laboratorio di analisi o l’ospedale. Inoltre, anche nel nostro Paese, precisamente a Torino, è in corso il progetto INDOOR [3] con cui si progetta il trasferimento di organi tramite l’utilizzo di aeromobili a pilotaggio remoto. Una sperimentazione avviata grazie al contributo della fondazione D.O.T. (Donazione Organi e Trapianti) in collaborazione con il Politecnico di Torino, la Città della Salute e l’Università di Torino [4].

In questo contesto, si colloca la sperimentazione di Telespazio che, insieme a Leonardo e l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e in collaborazione con ENAC, ha utilizzato T-DROMES – la piattaforma per gestire le flotte di droni – nel trasporto di materiale sanitario tra due siti dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù distanti oltre 30 km. Il drone ha sorvolato l’aria dal centro di prelievo di Santa Marinella a quello di analisi di Palidoro e viceversa, utilizzando una modalità di controllo automatico oltre il campo visivo dell’operatore (BVLOS – Beyond Visual Line of Sight).

Cosa succederà adesso?

Secondo chi lo sta studiando, il trasporto di organi e provette, che ora avviene su gomma, attraverso i droni aumenterà la sicurezza e abbatterà i costi. Non c’è dubbio che, potendo volare nel cielo, i droni saranno molto più efficienti rispetto ai tradizionali mezzi di trasporto, evitando in città le lunghe code nel traffico e nelle zone più impervie strade tante volte impraticabili o persino assenti. Sembra il futuro? Invece è il presente e noi siamo impazienti di documentare i nuovi risvolti di questa incredibile storia.